Raccolta dei documenti della ristrutturazione

Il blog per raccogliere la storia della ristrutturazione della "Cà d'la Lunga" a Corteranzo, con foto, idee e documenti utili per chiarire cosa vogliamo realizzare.

lunedì 25 novembre 2013

Castello di Corteranzo ed altri misteri Corteranzesi

Il nome Corteranzo

Dalla pagina web del nostro comune, ben fatta!
http://www.murisengo.com/Cennistorici.php
E’ noto che gran parte dei paesi valcerrinesi sono di origine longobarda, ovvero tedesca, dove, il suffisso “engo” significa borgo. Corteranzo invece, prese il nome dai nobili Ranzo. Il borgo antichissimo risale all’epoca romana o celtica. E’ infatti risaputo che i celti, popoli arrivati oltre 2000 anni fa in queste zone, prediligevano, per motivi religiosi, le aree di alta collina, fra fitti boschi, per erigervi santuari e fortificazioni. Altrettanto fecero, molti secoli dopo, gli Avari, i Gabieni ed i Longobardi. I Ranzi, intorno all’anno Mille, vi istituirono una Corte da cui prende il nome il paese. Alla famiglia dei Ranzo, di origine romana, succedette la famiglia dei Giunipero che, fu infeudata nel 1112 con terre e castelli di Corteranzo e Robella dagli Aleramici e poi riconfermata dei possedimenti, nel 1484, dai Paleologi. 

Il castello di Corteranzo


Questa preziosa foto ritrae l'imbocco del passaggio sotterraneo che collegava la canonica con la Chiesa di San Martino. Sia Gabriele Calvo, sia l'Avvocato Giunipero di Corteranzo sostengono che questa sia l'unica vestigia del castello originale, che probabilmente era in cima alla collina dove ora è posta la bella chiesa.

In effetti il castello c'era ...
Questo frammento è tratto dal "Dizionario generale geografico-statistico degli Stati Sardidesunto dalle piu'accreditate opere corografiche, dalle recenti statistiche officiale e da documenti inediti" - di Cugino Pomba e comp., 1855
Non è quindi troppo lontano il tempo in cui si poteva ancora vedere il Castello Vetusto. Ma se si vedeva ancora, dov'era? Il mistero del Castello scomparso si infittisce e dovremo verificare con le immagini acquisite da Marco Calvo. Infatti San Martino c'era già. 

La Chiesa di San Martino

Dal sito Monferrato Arte http://www.artestoria.net/book_0_1.php?loc=87
S. Martino: a Corteranzo (dial. Curt-rànsCurtis Ranci, 1299 [ARMO, p. 41]), al culmine della collina. Nel 1577 si stava ultimando la sua costruzione, impiegando materiale dell'antica chiesa di S. Eusebio ormai in rovina [Anselmo 2006, p. 144]. La chiesa di S. Martino fu ricostruita nel 1720. Negli anni 1840-41 vennero effettuati importanti lavori: prolungamento della parte absidale di oltre 4 metri, nuovo altar maggiore in scagliola, costruzione di due cappelle laterali alla porta maggiore (1840), nuovo coro ligneo di noce, decorazioni del pittore Isabella (1841) [Calvo 2010, p. 56]. Ex parrocchiale, soppressa nel 1986 [Decreto vescovile 30/6/1986]. Piccolo sagrato erboso, raggiungibile attraverso due rampe di scale e sostenuto da un muro, su cui è inserita un’epigrafe di marmo che ricorda la data di costruzione, 1957, e il contributo del Ministero dei Lavori Pubblici. L’esterno è completamente intonacato, tranne l’alta abside semicircolare, che è in mattoni a vista. Bella facciata a due ordini, con primo piano di maggiore larghezza, diviso da sei lesene sorreggenti una trabeazione a cornicione aggettante; il secondo piano presenta quattro lesene reggenti il timpano triangolare e un’ampia finestra quadrilobata. All’interno nella volta a calotta circolare è affrescato il Padre Eterno in trono coi simboli degli Evangelisti, di Francesco Ponsetti (prima metà sec. XX). Dietro l’altar maggiore c’è un affresco raffigurante S. Martino, di Carlo Antonio Martini (sec. XIX). Interessante un coprifonte battesimale settecentesco [Ricaldone 1998, pp. 454-55; Visconti 1998, p. 133 n. 36].

La Chiesa di San Luigi

Dalla pagina web del nostro 
http://www.murisengo.com/Cennistorici.php
Fu Tommaso Giunipero, ultimo residente nel palazzo nobiliare di Corteranzo (ora di proprietà della famiglia Calvo) a far erigere la chiesetta dedicata a San Luigi. Esempio del tardo barocco piemontese, sorge solitaria e leggiadra fuori dall’abitato, verso settentrione, fra alti profili di colline verdeggianti, accanto ad un palmo di cimitero dove riposano poche anime dal 1838. Recenti studi datano l’origine del tempietto al 1760, come si desume da una scritta esterna, ora scomparsa. La Chiesa di San Luigi, come altri luoghi magici della Valcerrina, conserva qualcosa di singolare e misterioso. La forma a pagoda, così dissimile dagli stili tradizionali ne è il primo esempio. Il contrasto poi, tra la tranquillità e staticità dell’ambiente esterno ed il dinamismo espresso dalla forma dell’edificio nel suo interno combinata all’effetto della luce. L’incarico per il progetto fu affidato, all’inizio del 1700, allo studio del Juvarra di Torino e, venne poi realizzato, dall’architetto Bernardo Vittone. Molto particolare la facciata, in cotto come l’intera struttura, risulta leggermente concava, quasi ad invitare il visitatore ad entrare, offrendo altresì un effetto cromatico altamente suggestivo. Ai lati del portale si trovano quattro lesene che contengono un timpano sormontato da una finestra rotonda con una irregolare cornice circolare. All’interno colpisce il senso di verticalità conferito dalle cupole. Una scura cornice divide la parte sottostante da quella in alto. Nella visione del mondo vittoriana, la luce è impronta di Dio, marchio di eternità. La cornice rappresenta un elemento di transizione tra l’ambito terreno e lo spazio Celeste di appartenenza Divina. La parte più ingegnosa è la cupola costituita da sei archi incrociati a stella esagonale. I piedi degli archi posano su piedistalli addossati al basso tamburo. Tra gli archi vi sono sei finestre rotonde. L’incrocio dei sei archi della cupola, forma alla sommità, un esagono che è la base della lanterna visibile dal basso formata, a sua volta, da un prisma esagonale con semplici finestre e coperta da una volta ad ombrello.

In effetti - come contraddice il sito Monferrato Arte - la Chiesa è stata edificata nel 1740 o nel 1760? E perchè è stata edificata e dedicata a San Luigi?

Dal sito Monferrato Arte http://www.artestoria.net/book_0_1.php?loc=87
S. Luigi Gonzaga: presso il cimitero di Corteranzo. Appartiene al comune di Murisengo che la acquisì nel 1994. Fu fatta erigere dai feudatari Giunipero. Attribuita su base stilistica a Bernardo Vittone da Francesco Gamarino, che trascrisse da una relazione di visita pastorale del 1836 un’epigrafe un tempo posta sopra la porta d’ingresso: «Piorum elemosinis – cura et laboribus – anno MDCCLX», datando quindi la costruzione al 1760 [Gamarino 1947, pp. 119-20]. Il Millon, seguito da Paolo Portoghesi e da altri studiosi, ne anticipò la data di esecuzione agli anni attorno al 1740, come opera giovanile, accostabile al santuario del Vallinotto (1738-39) e al progetto non realizzato per S. Chiara di Alessandria; la data 1760 riguarderebbe pertanto il tardo epilogo della chiesa [Millon 1959, p. 150; Carboneri 1963, p. 58; Portoghesi 1966, pp. 99, 221; Carboneri 1967, p. 21]. Ancora recentemente è stata confermata una datazione del progetto attorno al 1740 [Oechslin 2001, p. 283]. In una relazione del 1747 non si fa alcun cenno alla chiesa, al contrario della parrocchiale di S. Martino e della chiesa di S. Bernardo, mentre nel 1764 la chiesa di S. Luigi è detta «recenter aedificata». Sono ignoti il motivo del titolo e della localizzazione; il cimitero fu costruito nel 1833 e solo da tale data la chiesa divenne cimiteriale.


domenica 24 novembre 2013

Corteranzo su feisbùc! Notizie dalla Canonica di Corteranzo

Come sempre bravissimi Emma e Gabriele: Oggi su Facebook con la Canonica https://www.facebook.com/canonicacorteranzo e con le Cantine Isabella https://www.facebook.com/pages/Isabella-Vini/257239274426064?directed_target_id=0. Intanto comincio a diffondere e a linkare.
Le foto sono insolite:
Collina di Robella e a sinistra il Monviso, probabilmente di questi giorni.
La collina di Montecastello, con il suo cipresso
La canonica e il suo fienile recuperato (oggi grande sala da pranzo / festa / convegno)
La semplice ma elegante facciata della Canonica
Una raccolta di vecchie bottiglie 
L'esposizione della Cantina Isabella
I nostri amici Calvo, senza Bebe, in trasferta in Francia, grande inventore di birre, tra cui la famosissima "Parla pas!" (famosa a Corteranzo, si intende, ma per la sua genuina bontà meriterebbe di essere distribuita almeno fino a Murisengo)
Gabriele, viticoltore ed enologo formidabile. Lontano ispiratore di un mio personaggio letterario (ma Gabriele è migliore per generosità e qualità estetiche, fisiche e morali) .
Corteranzo visto da Montecastello (la nostra casa è appena visibile sulla sinistra)
Questa è la luce tardo pomeridiana di Corteranzo
Questa è la vigna che vediamo da casa nostra, un eccellente grignolino di cui ho asciugato volentieri una boccia l'altro ieri
Ah! che posto meraviglioso è Corteranzo.
A sinistra San Luigi, al centro, nella sella, casa nostra. A destra Corteranzo e San Martino che svetta. 


Menta, cedro, cannella, ecco il vino primordiale

Menta, cedro, cannella, ecco il vino primordiale

Questa è un'idea: anche se sembra più un vermouth. Intanto aspetto il barbera chinato ...

sabato 23 novembre 2013

In Università il convegno "I paesaggi della bellezza: il patrimonio collinare come risorsa da valorizzare con creatività ed innovazione"

In Università il convegno "I paesaggi della bellezza: il patrimonio collinare come risorsa da valorizzare con creatività ed innovazione":

Rumore se ne fa ... certo c'è un frazionamento di iniziative veramente impressionante.

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Il Monferrato || Expo 2015 per il Monferrato con l'Associazione Paolo Ferraris

Il Monferrato || Expo 2015 per il Monferrato con l'Associazione Paolo Ferraris:
Stesa notizia ma su "Il Monferrato"
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Expo 2015: un opportunità per il Monferrato

Expo 2015: un opportunità per il Monferrato:

Anche la Bracco lo dice! Chissà cosa faranno? Qui ci vorrebbe la associazione TreT!
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Il Monferrato || Gli Stati Generali del Monferrato guardano all'Expo 2015

Il Monferrato || Gli Stati Generali del Monferrato guardano all'Expo 2015

E bisognerà pur fare qualcosa!

mercoledì 20 novembre 2013

Pozza d'acqua

Per valorizzare la casa e goderla di più d'estate abbiamo pensato a questa complessa operazione:
con questo piano potremo consolidare la ripa, perchè allargheremo e consolideremo la strada che passa dietro la stalla, ad est, bordare l'aia con una bella siepe, recuperare il pollaio come locale tecnico e piastrellare una bella superficie sotto la tettoia, come ricovero per l'arredamento da giardino e per il calciobalilla.


Un problema è stato generato dal primo disegno. Se sfuggisse all'occhio attento del lettore basta girare il disegno di 180° e balzerà all'occhio il comico e imbarazzante profilo.


Ma perchè non dire piscina? Perchè - alla prova dei fatti - due individui ben in carne farebbero fatica a diguazzare nella piccola superficie (5*10 m circa).
In ogni caso - con un impianto di ionizzazione del cloruro di sodio - la prossima estate prenderemo il sole come se fossimo al mare.

martedì 19 novembre 2013

Auto citazione

Dovevo essere di cattivissimo umore, ma quando ho letto quell'articolo su La repubblica che parlava della felicità della gente di campagna mi sono arrabbiato. Sono solo luoghi comuni. E questo territorio merita ben altro del suo destino attuale. Un disegno e un futuro.


Il post era il seguente:

La gente che vive in campagna è più povera ma anche più felice di quella che vive in città. Lo afferma l’Office for National Statistics britannico sulla base di un sondaggio nazionale. Mediamente coloro che abitano in aree rurali hanno un reddito più basso di chi vive in aree urbane, indica lo studio, ma sono lo stesso più felici dei “cittadini” grazie a un più forte senso di comunità, più accesso a spazi naturali, vita più rilassata. Tra i luoghi più felici del Regno Unito risultano Fermanagh, in Irlanda del Nord, le isole Orkney al largo della Scozia, e – in Inghilterra – l’East Devon e il West Somerset, oltre alla zona di Hart. Tra i luoghi più infelici, secondo la ricerca, ci sarebbero Harlow, Brentwood, Liverpool e il quartiere londinese di Islington.

Il mio commento


E’ una notizia che mi colpisce. Sono un ex ragazzo di campagna trasferito in città a 8 anni. Un trauma terribile, che ho risarcito solo a 53 anni, comprandomi una casa nel Monferrato. Per me meravigliosa, in un luogo remoto. Una scialuppa di salvataggio preparata con cura per lasciare Milano e tornare a vivere nel silenzio e nella luce pulita tra le vigne. Non sono neoruralista e penso che la mia storia non sia una posa.

Ma nel Monferrato assisto ad una desertificazione economica senza pari. Il comune ha perso in 10 anni il 15% dei residenti. I ragazzi soffrono la disoccupazione e molti hanno problemi di autostima e bevono, o peggio; la via principale del paese indica un vendesi ad ogni casa; il comune non ha iniziative aggreganti. Ce la possiamo prendere con il carattere chiuso e dei Piemontesi, ma ho la sensazione che il problema sia più grave. Un tessuto sociale colpito ferocemente dalla crisi, dall’amianto, dalla distruzione del tessuto microproduttivo inadeguato alle politiche globali.

Solo l’agricoltura resiste – malamente, ma resiste – e il turismo attende che succeda qualcosa con la candidatura Unesco a macchia di leopardo, per altro gestita in qualche maniera (gli abitanti non sono minimamente coinvolti o sono preoccupati del blocco di ogni possibile intervento edilizio) e già – di fatto – rimandata.

Per contro, sono state cancellate linee ferroviarie stupende (”rami secchi”), che in Svizzera sarebbero una attrazione turistica. I ragazzi non riescono ad arrivare a scuola a Casale perchè sono stati ridotti i collegamenti automobilistici. Non c’è una pista ciclabile e i paesi che sono dei gioielli cadono a pezzi.

Sarà semplice impoverimento delle risorse pubbliche e delle famiglie, ma vorrei veramente sapere come fanno gli inglesi. Non penso che siano più ricchi.

Quindi gli inglesi sono felici, in campagna? Fortunati loro, chissà quando i nostri politicanti si accorgeranno che cosa significa politica del territorio e della conservazione non solo geologica, ma anche sociale.

lunedì 18 novembre 2013

Filari di vite

Estratto del cortometraggio dedicato a Pavese.

Colgo l'occasione per ricordare una poesia, sempre di Cesare Pavese, da dedicare alla nostra casa: mi ricorda il richiamo della Lunga sulla porta di casa, per i suoi figli, che tornassero a casa per mangiare. La sua voce che grida al figlio minore di non partire per la guerra a cercare fortuna. Il suo amoroso saluto per un uomo che torna stanco dalla campagna.

Chissà chi era la Lunga. Ma qualcosa mi dice che tutto questo è accaduto in quella casa, perchè è accaduto in tutte le cascine, in quasi tre secoli di storia.

La casa

L'uomo solo ascolta la voce calma
con lo sguardo socchiuso, quasi un respiro
gli alitasse sul volto, un respiro amico
che risale, incredibile, dal tempo andato.

L'uomo solo ascolta la voce antica
che i suoi padri, nei tempi, hanno udita,
chiara e raccolta, una voce che come il verde
degli stagni e dei colli incupisce a sera.

L'uomo solo conosce una voce d'ombra,
carezzante, che sgorga nei toni calmi
di una polla segreta: la beve intento,
occhi chiusi, e non pare che l'abbia accanto.

È la voce che un giorno ha fermato il padre
di suo padre, e ciascuno del sangue morto.
Una voce di donna che suona segreta
sulla soglia di casa, al cadere del buio.

domenica 10 novembre 2013

Anniversario

Sono mesi che non scrivo, un po' per pigrizia e un po' perché ho perso la vena. Ma oggi è il nostro 23 anniversario e vale la pena di ricordare che la casa é qui perché è il nostro progetto di vita.
Ecco la porta della stalla completamente restaurata con l'aggiunta di crociere, trattata antiruggine e smaltata come gli antoni. Tanti auguri Ale.
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