Nel sito Big hunter
,I "NEORURALI" E LA FINE DELLA CAMPAGNA, è stato commentato l'articolo del Corriere che espone il problema del neoruralismo
di maniera dei cittadini francesi (notoriamente puzzoni e spocchiosi, per altro)
Neo-rurali: morte e rinascita del villaggio francese. Penso che il fenomeno in Italia sia un po' diverso, forse solo assimilabile nelle zone di grande nobiltà e forte attrazione come Toscana e Langhe.
Al contrario vedo il neoruralismo come un movimento interessante per l'Italia e per la terra Monferrina. un sito come
Neorurale - acqua&sole è una buona espressione del concetto di recupero tecnologico dell'ambiente che può creare posti di lavoro e condizioni per una vita modesta, ma degna di essere vissuta, in equilibrio con le risorse disponibili.
Forse io stesso (con mia moglie) siamo una espressione del neoruralismo. La mia laurea in agraria è appesa al chiodo da 25 anni, ma sono figlio della campagna e non posso guardare un campo o un prato, senza valutarne la salute, chiamare le piante con il loro nome e individuare gli insetti che lo abitano. Ricordo ancora le lezioni di Galizzi a Piacenza sul futuro dell'agricoltura nella conservazione della eredità paesaggistica e alimentare, di Paris su una agronomia espressione di una cultura di profondo rispetto per il territorio... già nei primi anni ottanta si parlava del patrimonio rurale e, ormai, è quasi l'ultima cosa che ci resta per rimettere in sesto l'economia.
Credo che il 'povero' Monferrato debba proprio ripartire da qui: non solo turismo rurale, non solo edonismo rurale (vino, cibo e Spa), ma anche progetto sociale. A questo proposito, ho trovato i commenti al blog estremamente interessanti, soprattutto il primo di Vince, con cui mi trovo malinconicamente d'accordo.
Re:I "neorurali" e la fine della campagna
Per tantissimi ex metalmeccanici e non solo,il ritorno alla campagna sarà inevitabile,si tratta si aspettare ancora un po' di anni.Ma non in questo modo bensì per coltivare e mangiare,quando fra qualche decennio chi non si sarà arricchito e senza pensione(perchè così sarà)dovrà farlo senza se e senza ma.
da vince50 30/10/2012 18.26
Re:I "neorurali" e la fine della campagna
Purtroppo non credo che chi si trasferisce in campagna lo faccia per approvigionarsi,sicuramente il fattore alimentare rientrerà nei termini,ma chi si trasferisce si porta dietro il retaggio cittadino.Quindi più asfalto e cemento.Ricordiamoci che la terra è bassa e chi ha sempre trovato tutto sugli scaffali di un ipermercato ha difficoltà a cambiare stile di vita.Del resto non si cerca di cambiare un sistema di produrre e consumare,quanto mantenere certi consumi,quali iPhone,auto,tablet ecc.ecc
da voltrese65 31/10/2012 10.37
Re:I "neorurali" e la fine della campagna
Comunque gran bel pezzo ed è pur vero che ce ne eravamo accorti già da un pezzo, noi rurali da sempre, che se c'è uno che scassa le palle in campagna, novantanove su cento è uno che si è trasferito dattttorino o dammmmilano per giocare a fare l'alternativo.
da Ezio 31/10/2012 13.02
Re:I "neorurali" e la fine della campagna
Diamo modo agli agricoltori di sopravvivere con il lavoro in campagna e il processo sarà molto più lento
da Johnny 01/11/2012 12.48
Re:I "neorurali" e la fine della campagna
Vorrei leggere il libro ma non c'è tradotto in libreria. Il problema si pone per chi cacciatore o meno con ignoranza e saccenteria vuole imporre propri usi anzichè accettare o riflettere sugli altrui. Io mi definisco un animale cittadino poichè più di due giorni non so adattarmi ai ritmi rurali. Vorrei che non fosse così ma nonostante la caccia,la compagnia di amici e cani,le cene e...i racconti di caccia dopo qualche giorno divento malinconico e ritorno purtroppo tra gli urbani.
da peppe e pluto 01/11/2012 13.07
Re:I "neorurali" e la fine della campagna
"Il problema si pone per chi cacciatore o meno con ignoranza e saccenteria vuole imporre propri usi anzichè accettare o riflettere sugli altrui."... Questa è la sostanza di tutto ma proprio TUTTO!!
da Ezio 01/11/2012 19.19
Uso il mio blog per fissare quindi un'idea sul laboratorio di progresso sociale per la nuova provincia del Monferrato, anche se non si chiamerà così.
Se questo è l'andamento degli abitanti di Murisengo (oggi 1450 malcontati, con una diminuzione del 14% negli ultimi 20 anni) - punta di uno spopolamento gravissimo del Monferrato - se è vero che ci sono 45 case in vendita sul suo territorio (e chissà quante disabitate), abitazioni bellissime, ma in uno stato di degrado spesso imbarazzante (basta fare un giro in paese), forse non basta far venire qualche Milanese bauscia o Torinese a
rompere le scatole - come dice sopra Ezio - ma
a lasciare qui i soldi. Non basta.
Ci vuole una politica che riporti il territorio a ripopolarsi: dopo il deserto agricolo del Pavese, Novarese, Vercellese, a metà strada tra due grandi città c'è un posto scollegato dal mondo, senza ferrovia, senza strade veloci. Il paesaggio è pressochè intatto (non sappiamo ancora se l'Unesco è d'accordo). Le brutture ecologiche e cancerogene sono sotto forte terapia e in via di remissione. La cultura agricola e alimentare è vivace. E' un posto dove si potrebbe vivere bene, ma è scomodo e senza lavoro.
Quali elementi per rendere il territorio attraente per famiglie, aziende? Scelte che dovrebbero sparigliare completamente rispetto ad altre province. Rendere il Monferrato un luogo diverso dagli altri.
1. Probabilmente i collegamenti sono un elemento imprescindibile: è scandaloso che le due ferrovie da Torino e da Casale per Asti siano state chiuse. Gli Svizzeri ne avrebbero fatto un prodotto turistico e i Francesi una metropolitana stile RER. Noi italiani neanche una pista ciclabile, che almeno porterebbe un po' di ciclisti via dalle strade. Avvicinare e velocizzare il trasferimento dalla grande città a questa campagna, con una vita meno costosa, riporterebbe pendolari e consentirebbe di fare studiare i ragazzi, senza lasciare casa già al liceo.
2. Poi il bilancio energetico: 5 kmq di pannelli solari reggerebbero i consumi della zona, almeno quelli famigliari, e ridurrebbero del 10% i consumi: finanziati o agevolati, sarebbero una rivoluzione per l'economia domestica.
3. Quindi l'accesso ad internet veloce e l'agenda digitale del sistema pubblico, qui gestito ancora a livello famigliare, e a maggior ragione convertibile facilmente.
4. Infine l'introduzione della moneta elettronica per qualsiasi transazione, che eliminerebbe il nero e la competizione tra ceti che pagano e non pagano le tasse.
5. A livello industriale sarebbe necessario riflettere sulla filiera agricola: come la riqualificazione enologica, perchè purtroppo i vini del Monferrato non hanno ancora il blasone dell'Astigiano. L'industria vitivinicola crea ricchezza sostenibile e investimenti stranieri. E che dire dell'industria alimentare? Una terra con tante bontà caratteristiche non esporta nulla.