Nell'autunno dell'83, la mia amica Costanza - mentre attraversavo un momento di nera sfortuna con le donne - mi consigliò di "tenere i contatti" con una sua compagna di coro, un contralto di nome Alessandra, che pareva delusa da una serie di uomini-oggetto (questo lo sostenevo io). Che sfida! Per me una ragione di istantanea competizione.
Era bionda color miele, portava irresistibili trecce attorno al capo che mettevano in evidenza i luminosi occhi verdi. Aveva un carattere solare: questo aspetto mi rincuorava, ma ero talmente stufo di attraversare storie tormentate che ci pensai su un po' ... e d'altronde tiravo a finire l'università nel minor tempo possibile.
Ero però di pessimo umore e solo il ricordo di quella ragazza conosciuta tra i diversi concerti della Corale Polifonica Sforzesca cominciò a darmi un po' di pensieri positivi. D'altronde era un curvy strepitosa, inguardabile con mente serena e distacco dalle esperienze terrene. Basti questo campione:
Durante un incontro più informale tra amici al Reflex (un locale postmoderno che non esiste più da anni), in cui feci di tutto per fare il simpatico (e invece mi sembravo un vero pirla), finii per intortarla con un dialogo sentimental-introspettivo di cui ero un consumato specialista. Giovane futuro agronomo (segno di vaga virilità), romagnolo casinista (simpatia e accento garantiti), che cambia registro (spiazzante) e fa il profondo (sensibile e rassicurante): una mossa a sorpresa che mi aveva giovato in diverse occasioni.
Il 20 dicembre successivo le chiesi al telefono di poterle fare gli auguri di Natale, visto che sarebbe partita subito dopo per un campo CISV, una organizzazione dell'Unesco. Al suo si, mi scatenai in una operazione di conquista di grande respiro logistico: conoscendo il suo piacere per la cucina e il suo desiderio di dolcezza, volevo produrre e regararle biscotti fatti da me. Dopo una fatica disumana, il 23 mi presentai a casa sua che mi sembrava di essere passato in una lavastoviglie per 30 coperti, da talmente ero stanco, confuso, ma motivato e tirato a lucido.
Lei mi regalò una candela a forma di porcellino, blu. Metafora e anti metafora.
Avevo individuato il passo per valicare la cima.
All'inizio non era molto convinta, ma ormai sono passati 30 anni e se l'è messa via.
Era bionda color miele, portava irresistibili trecce attorno al capo che mettevano in evidenza i luminosi occhi verdi. Aveva un carattere solare: questo aspetto mi rincuorava, ma ero talmente stufo di attraversare storie tormentate che ci pensai su un po' ... e d'altronde tiravo a finire l'università nel minor tempo possibile.
Ero però di pessimo umore e solo il ricordo di quella ragazza conosciuta tra i diversi concerti della Corale Polifonica Sforzesca cominciò a darmi un po' di pensieri positivi. D'altronde era un curvy strepitosa, inguardabile con mente serena e distacco dalle esperienze terrene. Basti questo campione:
Insomma era bella, simpatica, intelligente e con un tormento in core! Basta, bisognava fare qualcosa.
Al primo appuntamento mancai clamorosamente, perchè ero caduto stupidamente durante una scalata in montagna, guadagnando però qualche punto di mascolino coraggio. E mi fece promettere di non arrampicare più. Questo mi mise KO. Ci teneva?Durante un incontro più informale tra amici al Reflex (un locale postmoderno che non esiste più da anni), in cui feci di tutto per fare il simpatico (e invece mi sembravo un vero pirla), finii per intortarla con un dialogo sentimental-introspettivo di cui ero un consumato specialista. Giovane futuro agronomo (segno di vaga virilità), romagnolo casinista (simpatia e accento garantiti), che cambia registro (spiazzante) e fa il profondo (sensibile e rassicurante): una mossa a sorpresa che mi aveva giovato in diverse occasioni.
Il 20 dicembre successivo le chiesi al telefono di poterle fare gli auguri di Natale, visto che sarebbe partita subito dopo per un campo CISV, una organizzazione dell'Unesco. Al suo si, mi scatenai in una operazione di conquista di grande respiro logistico: conoscendo il suo piacere per la cucina e il suo desiderio di dolcezza, volevo produrre e regararle biscotti fatti da me. Dopo una fatica disumana, il 23 mi presentai a casa sua che mi sembrava di essere passato in una lavastoviglie per 30 coperti, da talmente ero stanco, confuso, ma motivato e tirato a lucido.
Lei mi regalò una candela a forma di porcellino, blu. Metafora e anti metafora.
Avevo individuato il passo per valicare la cima.
All'inizio non era molto convinta, ma ormai sono passati 30 anni e se l'è messa via.
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