Colgo l'occasione per ricordare una poesia, sempre di Cesare Pavese, da dedicare alla nostra casa: mi ricorda il richiamo della Lunga sulla porta di casa, per i suoi figli, che tornassero a casa per mangiare. La sua voce che grida al figlio minore di non partire per la guerra a cercare fortuna. Il suo amoroso saluto per un uomo che torna stanco dalla campagna.
Chissà chi era la Lunga. Ma qualcosa mi dice che tutto questo è accaduto in quella casa, perchè è accaduto in tutte le cascine, in quasi tre secoli di storia.
La casa
L'uomo solo ascolta la voce calmacon lo sguardo socchiuso, quasi un respiro
gli alitasse sul volto, un respiro amico
che risale, incredibile, dal tempo andato.
L'uomo solo ascolta la voce antica
che i suoi padri, nei tempi, hanno udita,
chiara e raccolta, una voce che come il verde
degli stagni e dei colli incupisce a sera.
L'uomo solo conosce una voce d'ombra,
carezzante, che sgorga nei toni calmi
di una polla segreta: la beve intento,
occhi chiusi, e non pare che l'abbia accanto.
È la voce che un giorno ha fermato il padre
di suo padre, e ciascuno del sangue morto.
Una voce di donna che suona segreta
sulla soglia di casa, al cadere del buio.
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