Il nome Corteranzo
Dalla pagina web del nostro comune, ben fatta!http://www.murisengo.com/Cennistorici.php
E’ noto che gran parte dei paesi valcerrinesi sono di origine longobarda, ovvero tedesca, dove, il suffisso “engo” significa borgo. Corteranzo invece, prese il nome dai nobili Ranzo. Il borgo antichissimo risale all’epoca romana o celtica. E’ infatti risaputo che i celti, popoli arrivati oltre 2000 anni fa in queste zone, prediligevano, per motivi religiosi, le aree di alta collina, fra fitti boschi, per erigervi santuari e fortificazioni. Altrettanto fecero, molti secoli dopo, gli Avari, i Gabieni ed i Longobardi. I Ranzi, intorno all’anno Mille, vi istituirono una Corte da cui prende il nome il paese. Alla famiglia dei Ranzo, di origine romana, succedette la famiglia dei Giunipero che, fu infeudata nel 1112 con terre e castelli di Corteranzo e Robella dagli Aleramici e poi riconfermata dei possedimenti, nel 1484, dai Paleologi.
Il castello di Corteranzo
Questa preziosa foto ritrae l'imbocco del passaggio sotterraneo che collegava la canonica con la Chiesa di San Martino. Sia Gabriele Calvo, sia l'Avvocato Giunipero di Corteranzo sostengono che questa sia l'unica vestigia del castello originale, che probabilmente era in cima alla collina dove ora è posta la bella chiesa.
In effetti il castello c'era ...
Questo frammento è tratto dal "Dizionario generale geografico-statistico degli Stati Sardi: desunto dalle piu'accreditate opere corografiche, dalle recenti statistiche officiale e da documenti inediti" - di Cugino Pomba e comp., 1855
Non è quindi troppo lontano il tempo in cui si poteva ancora vedere il Castello Vetusto. Ma se si vedeva ancora, dov'era? Il mistero del Castello scomparso si infittisce e dovremo verificare con le immagini acquisite da Marco Calvo. Infatti San Martino c'era già.
La Chiesa di San Martino
Dal sito Monferrato Arte http://www.artestoria.net/book_0_1.php?loc=87S. Martino: a Corteranzo (dial. Curt-ràns. Curtis Ranci, 1299 [ARMO, p. 41]), al culmine della collina. Nel 1577 si stava ultimando la sua costruzione, impiegando materiale dell'antica chiesa di S. Eusebio ormai in rovina [Anselmo 2006, p. 144]. La chiesa di S. Martino fu ricostruita nel 1720. Negli anni 1840-41 vennero effettuati importanti lavori: prolungamento della parte absidale di oltre 4 metri, nuovo altar maggiore in scagliola, costruzione di due cappelle laterali alla porta maggiore (1840), nuovo coro ligneo di noce, decorazioni del pittore Isabella (1841) [Calvo 2010, p. 56]. Ex parrocchiale, soppressa nel 1986 [Decreto vescovile 30/6/1986]. Piccolo sagrato erboso, raggiungibile attraverso due rampe di scale e sostenuto da un muro, su cui è inserita un’epigrafe di marmo che ricorda la data di costruzione, 1957, e il contributo del Ministero dei Lavori Pubblici. L’esterno è completamente intonacato, tranne l’alta abside semicircolare, che è in mattoni a vista. Bella facciata a due ordini, con primo piano di maggiore larghezza, diviso da sei lesene sorreggenti una trabeazione a cornicione aggettante; il secondo piano presenta quattro lesene reggenti il timpano triangolare e un’ampia finestra quadrilobata. All’interno nella volta a calotta circolare è affrescato il Padre Eterno in trono coi simboli degli Evangelisti, di Francesco Ponsetti (prima metà sec. XX). Dietro l’altar maggiore c’è un affresco raffigurante S. Martino, di Carlo Antonio Martini (sec. XIX). Interessante un coprifonte battesimale settecentesco [Ricaldone 1998, pp. 454-55; Visconti 1998, p. 133 n. 36].
La Chiesa di San Luigi
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Fu Tommaso Giunipero, ultimo residente nel palazzo nobiliare di Corteranzo (ora di proprietà della famiglia Calvo) a far erigere la chiesetta dedicata a San Luigi. Esempio del tardo barocco piemontese, sorge solitaria e leggiadra fuori dall’abitato, verso settentrione, fra alti profili di colline verdeggianti, accanto ad un palmo di cimitero dove riposano poche anime dal 1838. Recenti studi datano l’origine del tempietto al 1760, come si desume da una scritta esterna, ora scomparsa. La Chiesa di San Luigi, come altri luoghi magici della Valcerrina, conserva qualcosa di singolare e misterioso. La forma a pagoda, così dissimile dagli stili tradizionali ne è il primo esempio. Il contrasto poi, tra la tranquillità e staticità dell’ambiente esterno ed il dinamismo espresso dalla forma dell’edificio nel suo interno combinata all’effetto della luce. L’incarico per il progetto fu affidato, all’inizio del 1700, allo studio del Juvarra di Torino e, venne poi realizzato, dall’architetto Bernardo Vittone. Molto particolare la facciata, in cotto come l’intera struttura, risulta leggermente concava, quasi ad invitare il visitatore ad entrare, offrendo altresì un effetto cromatico altamente suggestivo. Ai lati del portale si trovano quattro lesene che contengono un timpano sormontato da una finestra rotonda con una irregolare cornice circolare. All’interno colpisce il senso di verticalità conferito dalle cupole. Una scura cornice divide la parte sottostante da quella in alto. Nella visione del mondo vittoriana, la luce è impronta di Dio, marchio di eternità. La cornice rappresenta un elemento di transizione tra l’ambito terreno e lo spazio Celeste di appartenenza Divina. La parte più ingegnosa è la cupola costituita da sei archi incrociati a stella esagonale. I piedi degli archi posano su piedistalli addossati al basso tamburo. Tra gli archi vi sono sei finestre rotonde. L’incrocio dei sei archi della cupola, forma alla sommità, un esagono che è la base della lanterna visibile dal basso formata, a sua volta, da un prisma esagonale con semplici finestre e coperta da una volta ad ombrello.
In effetti - come contraddice il sito Monferrato Arte - la Chiesa è stata edificata nel 1740 o nel 1760? E perchè è stata edificata e dedicata a San Luigi?
Dal sito Monferrato Arte http://www.artestoria.net/book_0_1.php?loc=87
S. Luigi Gonzaga: presso il cimitero di Corteranzo. Appartiene al comune di Murisengo che la acquisì nel 1994. Fu fatta erigere dai feudatari Giunipero. Attribuita su base stilistica a Bernardo Vittone da Francesco Gamarino, che trascrisse da una relazione di visita pastorale del 1836 un’epigrafe un tempo posta sopra la porta d’ingresso: «Piorum elemosinis – cura et laboribus – anno MDCCLX», datando quindi la costruzione al 1760 [Gamarino 1947, pp. 119-20]. Il Millon, seguito da Paolo Portoghesi e da altri studiosi, ne anticipò la data di esecuzione agli anni attorno al 1740, come opera giovanile, accostabile al santuario del Vallinotto (1738-39) e al progetto non realizzato per S. Chiara di Alessandria; la data 1760 riguarderebbe pertanto il tardo epilogo della chiesa [Millon 1959, p. 150; Carboneri 1963, p. 58; Portoghesi 1966, pp. 99, 221; Carboneri 1967, p. 21]. Ancora recentemente è stata confermata una datazione del progetto attorno al 1740 [Oechslin 2001, p. 283]. In una relazione del 1747 non si fa alcun cenno alla chiesa, al contrario della parrocchiale di S. Martino e della chiesa di S. Bernardo, mentre nel 1764 la chiesa di S. Luigi è detta «recenter aedificata». Sono ignoti il motivo del titolo e della localizzazione; il cimitero fu costruito nel 1833 e solo da tale data la chiesa divenne cimiteriale.