Cara nipote, ecco qualche ricordo della mia infanzia, come
mi hai chiesto.
Quando Apophis colpì la Luna, avrò avuto si e no dieci anni.
Le notti di quella estate – non avevamo nulla da fare – le passavamo seduti sui
gradini della chiesa di San Martino, a guardare la faccia ornata dal gran
pennacchio argento di ceneri che saliva verso il cielo nero.
Il terremoto che aveva provocato quel gran pezzo di roccia aveva
fatto uscire la lava e noi bambini misuravamo quanto si estendeva, giorno per
giorno, aprendo lunghe linee rosse a raggera dal punto in cui era caduto. Ma la
cosa più bella erano i meteoriti: i sassi sollevati sfuggivano alla gravità
della Luna e venivano a cadere qui sulla Terra, regalandoci ogni notte
meravigliosi spettacoli di lente gocce di luce che cadevanmo dal cielo stellato.
Ricordo proprio il buio di una volta, perché di luce ce n’era
poca. Solo i ricchi si potevano permettere una lampadina fuori di casa e da tanti
anni avevamo rinunciato ai fanali per le strade. Mio nonno mi raccontava che il
cielo diventava arancio da tante luci erano accese e a me sembrava
bellissimo.
Per me tutto, la notte, sembrava affascinante: quando c’era luna nuova, con il sereno, mi piaceva guardare la Via Lattea e cercare con gli occhi tutte le costellazioni e quelle luci volanti dei satelliti.
Ora se ne vedono meno: ogni tanto dicono “ne è caduto uno qua, uno là”, ammazzando una mucca o un intero paese. Saranno i meteoriti della Luna a farli cadere? Tanto, non servono più a nessuno.
Per me tutto, la notte, sembrava affascinante: quando c’era luna nuova, con il sereno, mi piaceva guardare la Via Lattea e cercare con gli occhi tutte le costellazioni e quelle luci volanti dei satelliti.
Ora se ne vedono meno: ogni tanto dicono “ne è caduto uno qua, uno là”, ammazzando una mucca o un intero paese. Saranno i meteoriti della Luna a farli cadere? Tanto, non servono più a nessuno.
Quando la Luna era piena era bello guardare quello sbuffo a
forma di piuma che usciva ad occidente. Mio nonno diceva che non sarebbe più caduto perché
là ci sarebbe poca gravità: ma adesso che sono vecchio devo dire che non è più così
alto e ormai non lo guarda più nessuno.
Ora ci sono altri spettacoli: così tante lucciole che
il prato dietro casa sembra un mare di luce intermittente che
danza di gioia per l’estate che arriva e - ogni quattro anni - i maggiolini sono un
po’ rumorosi, grossi come sono, e bisogna stare attenti a non
prendersene uno in faccia quando si va in bicicletta. Quando sfarfallano - inseguendo
il sole - sono così stupidi che si schiantano contro i muri e i cani impazziscono
a cercare di prenderli al volo. Bestie più brutte erano le zanzare che
succhiavano il sangue - pensa che cosa tremenda – e i topi che rubavano il
nostro poco cibo.
Le zanzare non ci sono più e neanche i topi: dicono che siano stati
sterminati perché hanno liberato femmine sterili … cosa è mai la scienza.
E poi, da quando il mare è salito tanto, l’inverno è sempre più tiepido
e l’estate mite: negli ultimi due anni - da che sei partita - abbiamo fatto fino a cinque tagli di fieno! E quello di novembre è molto tenero per le nostre mucche e bisogna dargliene poco … ma è l’ideale per svezzare i vitelli!
Ma torniamo ad Apophis.
Mi ricordo quella luce grande nel cielo che si avvicinava
notte dopo notte. Eravamo sempre così affamati che c’era poco da stare allegri. Da qualche
parte del mondo si combatteva e chi era ancora in grado di collegarsi alla vecchia rete raccontava brutte cose e i genitori non tornavano più dalla guerra.
I nostri vecchi, cresciuti nella bambagia con cibo, luce e macchine in
abbondanza guardavano il vuoto, tristi. E dicevano “dove mai andremo a finire? Abbiamo
perso tutto”.
Noi bambini andavamo ogni giorno a raccogliere le erbe e
mangiavamo meliga, uova , latte quello che si poteva produrre in casa. Sale prima ce n’era poco poco, ma poi
le saline del Po sono diventate abbastanza grandi da farcelo arrivare qui anche
per qualche moneta.
E quel pietrone - che ogni notte sembrava avesse una forma
diversa girando nel cielo - temevamo che venisse giù, qui da noi. I pochi rimasti collegati dicevano che non era così, che sarebbe finito sulla Luna, ma noi bambini
un po’ di paura ce l’avevamo e facevamo scommesse. Poi dopo una settimana di
attesa con il naso all’insù – ormai si vedeva anche di giorno – una mattina
abbiamo visto una gran luce in cielo e tutti urlavano “E' caduto è caduto! Adesso
la luna si spacca!” e i vecchi sempre giù a piangere, quei noiosi. Invece per noi
piccoli era una festa, senza giochi come eravamo, se non tirarsi sassi tra
bande.
La natura non ha mai fatto del male, solo l’uomo ne fa. E la
scienza a volte fa gran bene.
Insomma. Un incendio immenso in un gran silenzio. Getti di
lava rossa salivano da quella faccia bianca … e fumo. O forse polvere. Che
là di aria non ce n’è. Mi raccontavano che una volta ci siamo stati sulla Luna
e mi sono sempre chiesto se la nostra nave è rimasta là o è andata distrutta.
Un giorno andrò alla teca dove si può sfogliare la nuova
rete e cercherò di ricostruire quei fatti di quasi 150 anni fa. Siamo tanti noi vecchietti,
sai, che veniamo qui a leggere, scrivere e parlare con voi ragazzi lontani a studiare in
città. Se non fosse che per venire qui a Murisengo in bici faccio sempre più fatica. Dicono che porteranno il segnale anche qui in paese e se risparmio qualche
soldo mi comprerò anche una Porta, di quelle leggere che vedo al mercato.
E’ bello che voi giovani impariate cose che noi non
sappiamo, poveri contadini. Mettere giù un pannello foto ionico, ad esempio,
che mi farebbe tanto comodo per fare andare una pompa nel pozzo.
Ma tutto sommato – anche se la mia vecchia adesso è polvere, sotto il vecchio cipresso del Monte Castello - io sono felice, qui a Corteranzo, dove i miei nonni hanno comprato questa casa per guardare il cielo che non fosse arancio.
L’altra notte ho visto la galassia M13 a occhio nudo da
tanto era sereno. Ogni tanto, guarda anche tu verso Ercole e pensa a me, che passeggio nelle vigne di notte per guardare meglio Giove e Saturno, aspettando
che venga il tempo di andare a San Luigi coi piedi in avanti … e vederli da
vicino!
Ti aspetto sempre con il telescopio sulla terrazza, che
sempre ti è piaciuto e lascerò a te.
Il tuo bisnonno.
Il tuo bisnonno.
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