Finalmente, all’altezza della croce “dei due cavalieri”, il
medico, dopo essersi voltato rapidamente verso la donna, per verificare che
fosse lontana, ruppe il silenzio, ma con voce bassa: “Ma
la sàra pas 'na Masca?”.
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La croce com'è oggi |
“Chi? La Lunga?”
Per il disappunto il vassallo squadrò il medico, a sua volta sorpreso da quel
nomignolo famigliare. Allora il conte sorrise della sua ingenuità.
“Orsù Dottore!” a voce bassa quasi scongiurò il Conte “Non
dica di queste cose, al giorno d’oggi! Sono appena scomparsi i segni dei roghi
delle streghe del secolo scorso e lei le vuole fare ritornare? Siamo nell’era
della ragione! Dot-to-re!”
Di masche, o streghe, si è parlato a lungo a Corteranzo. |
“Ma Signor mio, quello che ha detto è sorprendente! L’esattezza
delle sue indicazioni era im-pres-sio-nante!” scandì il De Polis. “Sono le
cose che dice il Donzelli nel suo "Teatro Farmaceutico Dogmatico e
Spagirico"; il Durante, farmacognosta, nel suo "Erbario Nuovo". Anche la recente "Lista Rerum
Petendarum" della città di Roma e il Lancisi, archiatra… come può una
misera contadina conoscere i misteri della medicina e della farmacopea più
illustre …”
“Su, su, avanti mio caro Dottore, si rassegni. Per la
fortuna della povera gente esistono ancora di queste donne che conoscono le
proprietà delle erbe. Per questo l’ho portata qui, ma non immaginavo che fosse
così corretta nelle sue indicazioni”.
“Eccellenza, quella non sa, potrebbe somministrale erbe
pericolose, che la potrebbero condizionare, come lo Stramonio, o peggio,
perniciose per la sua salute, non si fidi …” perorò la sua causa il De Polis.
“Basta, Monsù De Polis. Non mi esasperi con i suoi timori… l’ho
chiamata io e non mai assunto nulla dei decotti di Fina, perché mai - fino ad
ora - mi aveva portato nulla del suo erborizzare. Se Serafina è così brava, la
sfrutti, si faccia raccogliere da lei la materia per preparare i medicamenti.
La nostra gente si è curata così per secoli e non si può essere sbagliata”
sbuffò il Conte, annoiato dai timori dello Siensià
che si era scelto.
La rassicurazione e la contemporanea sua irritazione
frenarono la lingua del timoroso Medico.
“E’ un’ottima idea, eccellenza. La ringrazio della offerta.
La donna mi sarà di grande aiuto per raccogliere, essiccare e … ”.
“Pfff…
essiccare: Monsù, l'haj vist 'ntè qu’a la
stà quela poeuvra dòna cun al sò fije?” il passaggio al dialetto segnava un passaggio d’umore. E il medico tacque.
Passando sotto l’arco della mura, si voltarono un’ultima
volta per guardare da lontano la cappellina quasi giunta al colmo. “Speriamo
che prima dei temporali di Agosto sia finita” commentò soddisfatto il Conte
guardando la meraviglia del paesaggio del suo contado e il suo popolo
adoperarsi attorno alla fabbrica e nelle campagne: genere umano.
L’uomo, che con piccoli gesti quotidiani ripetuti consapevolmente
e con pazienza, concentrati verso un fine, continuamente migliorati, avevano
modellato quelle colline, con le vigne secche a disegnare bande di verde e di
ocra. Girasoli gialli. Verde scuro medica. Verde chiaro meliga e il mare viola
del lino, laggiù alla sua sinistra. Tutto suo. Ancora una volta, si commosse al
pensiero che ce l’aveva quasi fatta. “...
Ma quanto sarebbe durata? Chissà, un futuro, un futuro senza guerra, senza
malattia, senza fame. La povera gente che lavora e che riesce a campare
del suo. Dio, dammi la forza di cambiare le cose, fammi contribuire alla
bellezza del tuo creato, illuminami”.
Il Dottore interruppe la sua preghiera “Certo che, con la
fornace dei mattoni attiva… si potrebbe ampliare il paese … Guardi il viottolo
e immagini: a sinistra una fila di cascine per i vignaioli, con finestre ad est
e ovest,illuminate tutto il giorno, con le cantine. A destra una mura per
mettere in piano la sella. Le case e le stalle per il bestiame, per traverso,
per fare circolare l’aria, e con facciata a sud, calde anche d’inverno”. Il
Conte non contenne l’ammirazione per quella idea.
“Ha ragione Monsù … potremmo costruire … 1, 2, 3” con la
mano traguardò la collina in moduli da circa 12 metri, da buon agrimensore “… cascine
solide, asciutte, sane, appoggiate sul tufo, fino al Rivasso” Si fermò. “Ci
potrebbero vivere 12 famiglie, non meno di 50 lavoranti, 8 coppie di buoi,
potremmo dissodare e coltivare fino a Cortiglione e a Sant’Antonio”. Ristette,
con il pugno sul mento e sorrise.
“E l’ultima sarebbe la più bella delle Cascine, davanti alla
cappellina” Suggerì il medico.
“Si. E la
Lunga an's la meritreja!"
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