Unesco, Mortarino: «Si deve formare una coscienza condivisa tra i cittadini» | La Nuova Provincia / Giornale online di Asti | Ultime notizie Asti, news, cronaca, lavoro, eventi, sport, foto, meteo, rubriche e blog, social media, informazioni.
Considerazioni molto intelligenti e interessanti, ma rispetto alla frase sottolineata in giallo, sostengo che politica senza soldi non se ne fa e il declino del Monferrato va in qualche modo frenato. Ben venga il riconoscimento Unesco per portare turisti. Con la ricchezza che ne verrà, salveremo il territorio.
Sul tema del riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco del paesaggio dei vigneti di Langhe-Roero e Monferrato abbiamo interpellato Alessandro Mortarino, fondatore di "Stop al consumo di territorio" e componente del Forum dei movimenti per la terra e il paesaggio.
Quali erano i tuoi maggiori scetticismi sulla candidatura?
Erano - e restano - legati al fatto che l'unico vero aspetto che è stato considerato alla base del percorso di candidatura (l'obiettivo della candidatura stessa, cioè) sia stato quello economico, dato dal potenziale di turisti che l'ingresso tra i siti Unesco avrebbe generato. Diciamola così: Langhe, Roero e Monferrato pensate come un grande bazar o un supermercato da vendere a frotte di turisti, lasciando da parte quelle che, invece, avrebbero dovuto essere le principali aree su cui lavorare: la comunicazione (interna ed esterna), la formazione di una coscienza condivisa da parte di cittadini e attori economici, la seria analisi delle criticità esistenti e manifeste nel nostro fragile territorio. Sono tutti "nodi" che ora arriveranno al pettine ed è un peccato che ancora oggi, dopo la "promozione", non appaiano con evidenza le volontà individuate e scelte dalle Istituzioni. Tutto ciò, a mio avviso, deriva dalla scarsa attività fatta nella direzione di costruire una rete vera tra cittadini e amministratori, capace di sprigionare energie, idee, competenze diffuse.
Cosa pensi abbia fatto la differenza nell'ottenimento finale della certificazione, dopo un rinvio?
Ero certo che la revisione del progetto proposta all'Unesco, dopo le rilevazioni dei tecnici dell'Icomos, avrebbe ottenuto il risultato atteso. E credo che sia stato un passo salutare, che ha evidenziato gli aspetti critici di questo nostro territorio e della sua gestione. Era un'illusione volerlo considerare integro nella sua totalità e l'Unesco ce lo ha fatto capire. Ora, però, è tutto il territorio che deve riuscire a diventare sistema e non solo quelle "macchie di leopardo" benedette dalla certificazione (e, in ogni caso, a loro volta non prive di aspetti critici da curare con attenzione).
Quali sono le criticità maggiori all'orizzonte?
Diverse. Le principali: innanzitutto la necessità di comprendere a fondo a quale stadio sia giunto lo sviluppo urbanistico dell'area complessiva; per farlo occorre avere chiaro cosa affermano i Piani Regolatori: quale sviluppo edilizio ulteriore prevedono, dove, perché; nel senso che occorre censire il patrimonio edilizio esistente, capire numericamente quanti immobili vuoti esistano e avere il coraggio di modificare i Piani Regolatori e orientare il comparto edile al recupero e al riuso, grazie ad artigiani capaci che oggi non abbiamo sul territorio.
Poi l'aspetto logistico: nel fascicolo di candidatura era indicata la disponibilità di una rete ferroviaria che nel frattempo è stata interrotta e non sostituita da servizi alternativi su gomma. I turisti saranno felici di non avere alternative all'utilizzo delle auto personali? Credo proprio di no, anche perché l'età media di questi turisti potrebbe essere sufficientemente matura e quindi utile sarebbe che la nostra offerta ricettiva fosse calibrata alle loro esigenze (perché un turista che ritorna vale un tesoro).
Senza dimenticare proprio l'aspetto economico: nei primi tre anni dall'inserimento nelle liste dei siti Unesco, normalmente, si registra il massimo dell'affluenza turistica, qualche milione di persone: siamo pronti per questo impatto? Siamo consci che non possiamo permetterci "pecore nere" e, quindi, dobbiamo costruire percorsi collettivi condivisi, magari in forma di autocontrollo?
Nella tua percezione sta entrando nella mentalità comune dell'Astigiano l'importanza della tutela del paesaggio, anche per un rilancio economico?
Non ancora, lo ritengo un fatto culturale e la cultura ha bisogno di tempo per diventare prassi consolidata. Per ora l'unico messaggio che è "passato" è la possibilità di business. Il che non presuppone attenzioni (ai clienti-turisti) ma solo saper cogliere l'attimo.
Esistono forme di turismo nocive per l'ambiente, che potrebbero danneggiare lo stesso patrimonio ambientale, e che dobbiamo temere?
A mio parere esistono più che altro forme di decisioni (amministrative) che possono essere sbagliate e qualche pericolo da parte dei più "creativi". Non so, una bella pista da sci artificiale lungo i pendii vitati, qualche altro mega "village" per promuovere (inesistenti) prodotti del territorio, montagne russe in cima alle colline, magari qualche autostrada per mostrare modernità essenziali... Sì, me lo aspetto. Ma per ora il buon senso mi pare resistere, sorveglieremo!
In fondo nel 2008 il progetto di candidatura Unesco noi lo abbiamo accompagnato con la nascita proprio in Langhe, Roero e Monferrato della prima "cellula" del Movimento Stop al Consumo di Territorio, divenuto poi l'anno dopo un Movimento nazionale e nel 2011 un Forum nazionale formato da quasi 1000 organizzazioni. Accollandoci un ruolo critico (ma costruttivo) che crediamo sia servito. Se occorrerà, saremo pronti a gridare nuovamente all'errore, prima che a qualcuno venga l'idea di commetterlo...
Fulvio Gatti
Considerazioni molto intelligenti e interessanti, ma rispetto alla frase sottolineata in giallo, sostengo che politica senza soldi non se ne fa e il declino del Monferrato va in qualche modo frenato. Ben venga il riconoscimento Unesco per portare turisti. Con la ricchezza che ne verrà, salveremo il territorio.
Corteranzo ripreso tra le vigne dalla eccellente fotografa Alessandra Negroni.
Sul tema del riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco del paesaggio dei vigneti di Langhe-Roero e Monferrato abbiamo interpellato Alessandro Mortarino, fondatore di "Stop al consumo di territorio" e componente del Forum dei movimenti per la terra e il paesaggio.
Quali erano i tuoi maggiori scetticismi sulla candidatura?
Erano - e restano - legati al fatto che l'unico vero aspetto che è stato considerato alla base del percorso di candidatura (l'obiettivo della candidatura stessa, cioè) sia stato quello economico, dato dal potenziale di turisti che l'ingresso tra i siti Unesco avrebbe generato. Diciamola così: Langhe, Roero e Monferrato pensate come un grande bazar o un supermercato da vendere a frotte di turisti, lasciando da parte quelle che, invece, avrebbero dovuto essere le principali aree su cui lavorare: la comunicazione (interna ed esterna), la formazione di una coscienza condivisa da parte di cittadini e attori economici, la seria analisi delle criticità esistenti e manifeste nel nostro fragile territorio. Sono tutti "nodi" che ora arriveranno al pettine ed è un peccato che ancora oggi, dopo la "promozione", non appaiano con evidenza le volontà individuate e scelte dalle Istituzioni. Tutto ciò, a mio avviso, deriva dalla scarsa attività fatta nella direzione di costruire una rete vera tra cittadini e amministratori, capace di sprigionare energie, idee, competenze diffuse.
Cosa pensi abbia fatto la differenza nell'ottenimento finale della certificazione, dopo un rinvio?
Ero certo che la revisione del progetto proposta all'Unesco, dopo le rilevazioni dei tecnici dell'Icomos, avrebbe ottenuto il risultato atteso. E credo che sia stato un passo salutare, che ha evidenziato gli aspetti critici di questo nostro territorio e della sua gestione. Era un'illusione volerlo considerare integro nella sua totalità e l'Unesco ce lo ha fatto capire. Ora, però, è tutto il territorio che deve riuscire a diventare sistema e non solo quelle "macchie di leopardo" benedette dalla certificazione (e, in ogni caso, a loro volta non prive di aspetti critici da curare con attenzione).
Quali sono le criticità maggiori all'orizzonte?
Diverse. Le principali: innanzitutto la necessità di comprendere a fondo a quale stadio sia giunto lo sviluppo urbanistico dell'area complessiva; per farlo occorre avere chiaro cosa affermano i Piani Regolatori: quale sviluppo edilizio ulteriore prevedono, dove, perché; nel senso che occorre censire il patrimonio edilizio esistente, capire numericamente quanti immobili vuoti esistano e avere il coraggio di modificare i Piani Regolatori e orientare il comparto edile al recupero e al riuso, grazie ad artigiani capaci che oggi non abbiamo sul territorio.
Poi l'aspetto logistico: nel fascicolo di candidatura era indicata la disponibilità di una rete ferroviaria che nel frattempo è stata interrotta e non sostituita da servizi alternativi su gomma. I turisti saranno felici di non avere alternative all'utilizzo delle auto personali? Credo proprio di no, anche perché l'età media di questi turisti potrebbe essere sufficientemente matura e quindi utile sarebbe che la nostra offerta ricettiva fosse calibrata alle loro esigenze (perché un turista che ritorna vale un tesoro).
Senza dimenticare proprio l'aspetto economico: nei primi tre anni dall'inserimento nelle liste dei siti Unesco, normalmente, si registra il massimo dell'affluenza turistica, qualche milione di persone: siamo pronti per questo impatto? Siamo consci che non possiamo permetterci "pecore nere" e, quindi, dobbiamo costruire percorsi collettivi condivisi, magari in forma di autocontrollo?
Nella tua percezione sta entrando nella mentalità comune dell'Astigiano l'importanza della tutela del paesaggio, anche per un rilancio economico?
Non ancora, lo ritengo un fatto culturale e la cultura ha bisogno di tempo per diventare prassi consolidata. Per ora l'unico messaggio che è "passato" è la possibilità di business. Il che non presuppone attenzioni (ai clienti-turisti) ma solo saper cogliere l'attimo.
Esistono forme di turismo nocive per l'ambiente, che potrebbero danneggiare lo stesso patrimonio ambientale, e che dobbiamo temere?
A mio parere esistono più che altro forme di decisioni (amministrative) che possono essere sbagliate e qualche pericolo da parte dei più "creativi". Non so, una bella pista da sci artificiale lungo i pendii vitati, qualche altro mega "village" per promuovere (inesistenti) prodotti del territorio, montagne russe in cima alle colline, magari qualche autostrada per mostrare modernità essenziali... Sì, me lo aspetto. Ma per ora il buon senso mi pare resistere, sorveglieremo!
In fondo nel 2008 il progetto di candidatura Unesco noi lo abbiamo accompagnato con la nascita proprio in Langhe, Roero e Monferrato della prima "cellula" del Movimento Stop al Consumo di Territorio, divenuto poi l'anno dopo un Movimento nazionale e nel 2011 un Forum nazionale formato da quasi 1000 organizzazioni. Accollandoci un ruolo critico (ma costruttivo) che crediamo sia servito. Se occorrerà, saremo pronti a gridare nuovamente all'errore, prima che a qualcuno venga l'idea di commetterlo...
Fulvio Gatti
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