Raccolta dei documenti della ristrutturazione

Il blog per raccogliere la storia della ristrutturazione della "Cà d'la Lunga" a Corteranzo, con foto, idee e documenti utili per chiarire cosa vogliamo realizzare.

martedì 19 novembre 2013

Auto citazione

Dovevo essere di cattivissimo umore, ma quando ho letto quell'articolo su La repubblica che parlava della felicità della gente di campagna mi sono arrabbiato. Sono solo luoghi comuni. E questo territorio merita ben altro del suo destino attuale. Un disegno e un futuro.


Il post era il seguente:

La gente che vive in campagna è più povera ma anche più felice di quella che vive in città. Lo afferma l’Office for National Statistics britannico sulla base di un sondaggio nazionale. Mediamente coloro che abitano in aree rurali hanno un reddito più basso di chi vive in aree urbane, indica lo studio, ma sono lo stesso più felici dei “cittadini” grazie a un più forte senso di comunità, più accesso a spazi naturali, vita più rilassata. Tra i luoghi più felici del Regno Unito risultano Fermanagh, in Irlanda del Nord, le isole Orkney al largo della Scozia, e – in Inghilterra – l’East Devon e il West Somerset, oltre alla zona di Hart. Tra i luoghi più infelici, secondo la ricerca, ci sarebbero Harlow, Brentwood, Liverpool e il quartiere londinese di Islington.

Il mio commento


E’ una notizia che mi colpisce. Sono un ex ragazzo di campagna trasferito in città a 8 anni. Un trauma terribile, che ho risarcito solo a 53 anni, comprandomi una casa nel Monferrato. Per me meravigliosa, in un luogo remoto. Una scialuppa di salvataggio preparata con cura per lasciare Milano e tornare a vivere nel silenzio e nella luce pulita tra le vigne. Non sono neoruralista e penso che la mia storia non sia una posa.

Ma nel Monferrato assisto ad una desertificazione economica senza pari. Il comune ha perso in 10 anni il 15% dei residenti. I ragazzi soffrono la disoccupazione e molti hanno problemi di autostima e bevono, o peggio; la via principale del paese indica un vendesi ad ogni casa; il comune non ha iniziative aggreganti. Ce la possiamo prendere con il carattere chiuso e dei Piemontesi, ma ho la sensazione che il problema sia più grave. Un tessuto sociale colpito ferocemente dalla crisi, dall’amianto, dalla distruzione del tessuto microproduttivo inadeguato alle politiche globali.

Solo l’agricoltura resiste – malamente, ma resiste – e il turismo attende che succeda qualcosa con la candidatura Unesco a macchia di leopardo, per altro gestita in qualche maniera (gli abitanti non sono minimamente coinvolti o sono preoccupati del blocco di ogni possibile intervento edilizio) e già – di fatto – rimandata.

Per contro, sono state cancellate linee ferroviarie stupende (”rami secchi”), che in Svizzera sarebbero una attrazione turistica. I ragazzi non riescono ad arrivare a scuola a Casale perchè sono stati ridotti i collegamenti automobilistici. Non c’è una pista ciclabile e i paesi che sono dei gioielli cadono a pezzi.

Sarà semplice impoverimento delle risorse pubbliche e delle famiglie, ma vorrei veramente sapere come fanno gli inglesi. Non penso che siano più ricchi.

Quindi gli inglesi sono felici, in campagna? Fortunati loro, chissà quando i nostri politicanti si accorgeranno che cosa significa politica del territorio e della conservazione non solo geologica, ma anche sociale.

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